Nella nostra società queste parole sono quasi desuete e vengono via via sostituite da individualismo,
sradicamento e mancanza di prospettive condivise. Ovvero, alienazione.

Il Judo si propone di educare i suoi praticanti perché possano esprimere il loro pieno potenziale a
beneficio della società. In questo programma di educazione trovano un posto privilegiato i valori
dell’amicizia, della comunità e del rito.

Il Dojo, il luogo fisico dove si pratica (trad. “luogo dove si segue la Via”), è infatti visto come una
rappresentazione in miniatura del mondo intero.

Già Aristotele nell’Etica Nicomachea riconosceva all’amicizia un ruolo indispensabile per la felicità
umana, distinguendo tre tipologie di amicizia:

1. Quella fondata sull’utilità (“siamo amici perché abbiamo bisogno l’uno dell’altro”)
2. Quella fondata sul piacere (“siamo amici perché è bello stare insieme”)
3. Quella fondata sulla Virtù (“siamo amici perché amiamo l’altro come noi stessi e vogliamo il suo bene”)

Ecco, il Judo mette a disposizione quanto serve per un’amicizia fondata sulla Virtù che sia quindi
profonda e duratura: serenità nel contatto fisico e collaborazione continua per una crescita comune.

Un aspetto che favorisce la coesione tra individui è sicuramente il Rito.
Basti pensare al “saluto” prima e dopo la lezione e fra i vari esercizi, simbolo di rispetto, attenzione
e dedizione: “Mi inchino alla virtù che puoi esprimere e così facendo esprimo la mia”.
Oppure ai passaggi di cintura in cui ad ogni nuovo traguardo personale si aprono scenari di
responsabilità nei confronti di chi sa meno.

E piano piano, nel silenzio del rito e dell’esercizio, si viene a creare una coesione armonica che
supera le diffidenze e le differenze di religione/nazionalità/genere/ecc. e che si esprimerà in ascolto
amichevole, parole buone e convivialità giocosa.

Quando questo è prolungato nel tempo e portato su larga scala abbiamo i presupposti perché si crei
una comunità di praticanti affiatata e coesa. Un humus fertile in cui ciascuno possa fiorire a sé
stesso e diffondere la propria bellezza.

(Per approfondire l’argomento consiglio la lettura di “Dialoghi sul Judo” di Giuseppe Tribuzio,
Istruttore di Judo e docente